La Trinità di Dio

Sin dai primi secoli della storia del cristianesimo, la deità di Gesù Cristo e il successivo sviluppo del pensiero trinitario sono stati al centro di numerosi dibattiti e polemiche. Nel corso delle epoche si sono scritte numerose opere con l’intento di difendere la divina onnipotenza del Cristo risorto, piuttosto che la sua essenziale distinzione e subordinazione al Dio Padre e, purtroppo, a scorrere non fu solo l’inchiostro.
Non è qui il caso di ripercorrere le tappe storiche che hanno caratterizzato la disputa teologica quanto, piuttosto, il prendere coscienza di quello che è l’attuale status quaestionis.
Il lettore, anche il più esperto, potrebbe fare fatica a comprendere i concetti trinitari che ruotano attorno alla figura del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In cosa credono i trinitari? E cosa obiettano i non trinitari?

Il punto di vista dei trinitari

• Credo che Dio Padre, la prima persona della Trinità, ordini e disponga tutte le cose secondo il proprio disegno e la propria grazia.

• Credo che Gesù Cristo, la seconda persona della Trinità, possieda tutte le eccellenze divine e condivida la stessa sostanza ed eternità del Padre.

• Credo che lo Spirito Santo sia una persona divina ed eterna, che possiede tutti gli attributi di personalità e deità, inclusi intelletto, emozioni, volontà, eternità, onnipresenza, onniscienza, onnipotenza e veracità.

Con le succitate parole del teologo John MacArthur, penso sia possibile esprimere in maniera sintetica e accurata quella che è, o che dovrebbe essere, la posizione teologica di ogni credente che si consideri ortodossamente “allineato” alla classica dottrina della Trinità.
Il dato centrale della dottrina trinitaria è costituito dalla coesistenza di tre persone diverse all’interno di un’unica Deità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Queste tre persone “devono” essere considerate aventi pari status divino. Per i trinitari, soltanto l’uguaglianza di essenza tra Cristo, lo Spirito e il Padre, sono compatibili con il monoteismo. Secondo il teologo Luis Francisco Ladaria,

l’approccio teologico più adeguato e coerente per comprendere, nei limiti della ragione umana, la Trinità immanente, è quello di partire dall’economia della salvezza così come rivelata nel Nuovo Testamento. Egli afferma che, [n]ella vita di Gesù, e specialmente nel suo mistero pasquale, ci si rivela il Dio uno e trino. Gesù va al Padre dal quale è venuto; una volta glorificato dal Padre ci manda, insieme a lui, lo Spirito Santo, lo Spirito che in origine era stato inviato su Gesù. A un primo sguardo del lettore sul Nuovo Testamento appaiono innanzi tutto questi “tre”, certamente uniti nella realizzazione dell’opera della salvezza.

Secondo i trinitari, l’unico modo per dare una spiegazione di questa distinzione fra la persona di Gesù, quella del Padre e quella dello Spirito, e al contempo salvare quella reciproca relazione che li lega al punto da parlarne come di “una cosa sola” (Gv 10:30) non può che essere la trinitas in unitate.

Generalmente viene riconosciuta l’esistenza di un “limite” oltre il quale non ha più senso indagare la natura trinitaria di Dio, che è, e rimarrà sempre Altro rispetto alla ragione umana. Ancora Ladaria afferma:

È chiaro che in Dio unità e trinità sono due dati ugualmente primari. D’altra parte è ugualmente evidente che, data la limitazione umana, non possiamo accedere alla verità tenendo conto al tempo stesso di tutte le implicazioni della medesima.

Il punto di vista dei non-trinitari

Le Sacre Scritture descrivono indubitabilmente un Dio che agisce in maniera “trinitaria”: il Padre che opera attraverso il Figlio con la potenza dello spirito santo. In un certo senso, è quindi teologicamente corretto affermare che in Gesù si rivela Dio; ma chi oggi sostiene le posizioni non-trinitarie si chiede se, dalla triplice maniera della Sua rivelazione, si possa realmente dedurre una triplice struttura interna dell’essere divino. Partendo dalla trinità economica, desumibile dai testi canonici, è lecito giungere alla concezione di una trinità immanente? Secondo molti non-trinitari (e a dire il vero anche secondo alcuni trinitari) la risposta è “no”.
Presupponendo un’unità di Dio declinata trinitariamente si è arrivati a sviluppare una dottrina della pericoresi che si avvale di parole alle quali vengono associati significati differenti da quelli del sistema originario. Ancora oggi, chi sostiene e difende le posizioni non trinitarie si chiede perché mai, discutendo di Trinità, la parola “figlio” debba perdere tutta quella serie di concetti ad essa legati quali l’inferiorità di conoscenza rispetto al padre che è propria di qualsiasi figlio (almeno negli stadi iniziali della sua vita), l’inferiorità di potenza rispetto al padre, l’inferiorità di età, e via dicendo.
Ma se ai termini chiave si associano significati differenti da quelli comunemente riconosciuti, allora si deve obbligatoriamente dedurre che gli scrittori biblici volessero superare i limiti della comprensibilità ordinaria negando di fatto ai loro lettori la possibilità di comprendere ciò che scrivevano. E ciò è assurdo, o almeno lo è per i non-trinitari. A dire il vero, lo è anche per qualche trinitario, come per il teologo Helmut Fisher che in una sua recente pubblicazione afferma:

Quando i termini perdono la loro concretezza e aderenza, e decollano sulle ali della speculazione filosofica, allora si trasformano in moltiplicatori dei problemi che, in teoria, avrebbero dovuto risolvere.

Il problema che caratterizza i sostenitori della dottrina trinitaria, sempre dal punto di vista di chi evidentemente non la pensa come loro, è la lettura del tutto anacronistica che essi compiono di alcuni passaggi chiave del Nuovo Testamento. Quando l’autore del quarto vangelo riportò le parole del Cristo: “il Padre è maggiore di me”, quale fu il senso colto dai suoi lettori? Possiamo realmente credere che, davanti ad affermazioni simili, il lettore si mettesse a discettare sulla differenza fra subordinazione economica ed ontologica? Le letture che i trinitari offrono a passaggi simili a quelli riportati in Gv 10:28, consistono in giustificazioni del tutto anacronistiche. Si cerca una lettura coerente all’interno di un paradigma trinitario che viene dato per valido in maniera aprioristica.
Ma i non-trinitari argomentano come sia l’intero paradigma a non avere le carte in regola per essere ritenuto dogmaticamente fondante. Va semplicemente rigettato perché anacronistico. Va rigettata la sua pretesa a conditio sine qua non all’essere definiti e considerati cristiani a pieno titolo.

Ulteriori complicazioni

Ad aggravare il compito di chi volesse migliorare la sua comprensione dei concetti sul Padre, Figlio e Spirito Santo, si aggiunge la confusioni che gli stessi teologi trinitari alimentano attraverso dichiarazioni che si rivelano spesso contradditorie.
Riporto qualche parere espresso da diversi teologi, alcuni ben noti, quali

• Helmut Fisher, già professore al Seminario Teologico di Friedberg, autore di numerosi saggi teologici
• Marie Emile Boismard, che fu un noto biblista a livello mondiale
• Hans Küng, professore emerito di Teologia presso l’Università di Tubinga, autore di numerose opere di teologia dogmatica
• Douglas John Hall, professore emerito di Teologia Cristiana alla McGill Univeristy, in Montreal, Canada
• Fulvio Ferrario, professore ordinario di Teologia Sistematica, presso la Facoltà Teologica Valdese, a Roma
• Marguerite Shuster, professoressa di Teologia al Fuller Theolocal Seminary, in Pasadena, California.

Sono solo un campione rappresentativo ma l’elenco potrebbe essere assai più lungo. Leggete con attenzione i contrastanti commenti seguenti.

Tutti i tentativi di derivare ai testi biblici la dottrina della Trinità sono inesorabilmente destinati a fallire, perché negli scritti sacri non c’è nessuna traccia di una simile dottrina – H. Fisher. 

La dottrina della Trinità non è esplicitata nelle Scritture, ma è richiesta da ciò che in esse vi leggiamo – M. Shuster

Nella Bibbia lo Spirito non è mai concepito come una persona, ma semplicemente come la manifestazione della potenza di Dio – M.E. Boismard

[Lo Spirito Santo] è la terza Persona della Santissima Trinità. ÈDio, uno e uguale al Padre e al Figlio – CCC Comp., n. 46.

Nel Nuovo Testamento non v’è traccia dell’affermazione secondo la quale ci sarebbero tre Persone in un unico Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – M.E. Boismard.

La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo – CCC Comp., n. 48

In tutto il Nuovo Testamento non c’è un solo passo in cui venga detto che il Padre, Figlio e Spirito sono “consostanziali”  H. Küng.

Le tre Persone divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è identica alla pienezza dell’unica e indivisibile natura divina – CCC Comp., n. 48.

Questa dottrina è frutto, dunque, di riflessione umana e di pressione politica. E’ meglio stendere un velo pietoso su quella ricostruzione strumentale che spiega come quegli ecclesiastici riuniti [a Nicea] sarebbero stati illuminati da Dio, in virtù delle loro cariche ecclesiastiche, nei loro feroci dibattiti e nelle votazioni di dubbia trasparenza – H. Fisher.

Con le sue solenni affermazioni sul Figlio; “Luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”, Nicea insegna alla chiesa di tutti i tempi che nella storia di Gesù di Nazareth, essa incontra il Dio di Israele… – F. Ferrario.

La dottrina della Trinità non può neanche rappresentare una conoscenza essenziale per la salvezza, perché altrimenti, a tutte le generazioni cristiane anteriori al 381 d.C. sarebbe mancato qualcosa di essenziale per la salvezza – H. Fisher.

Soltanto l’uguaglianza di essenza tra Cristo e lo Spirito con il Padre sono compatibili con il monoteismo – K. Barth.

Quando sentite dire che “Gesù è Dio”, dovreste ricordare la fonte di tale dichiarazione: non è la Bibbia, come si afferma di consueto, ma il ragionamento metafisico di una dottrina cristiana post-biblica – D. J. Hall.

È contraria alla fede l’opinione secondo cui la rivelazione ci lascerebbe un dubbio […] sull’eterna esistenza dello Spirito Santo come persona distinta, in Dio, dal Padre e dal Figlio – DH 4522

Credere nello Spirito santo significa credere nella potenza e nella forza di Dio che opera nell’uomo e nel mondo  H. Küng  

Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio – DH 573

È possibile che a questo punto ci si possa sentire veramente confusi. Come stanno realmente le cose? Hanno ragione i trinitari? Oppure sono i non-trinitari a leggere la Bibbia in maniera corretta? Il problema sembra destinato a rimanere aperto, probabilmente per molto più tempo di quanto ognuno dei due storici schieramenti teologici avesse sperato.

Francesco Arduini