Trovate le prove dell’Esodo di Mosè (ma anche no).

Trovate le prove dell’Esodo di Mosè”. Così titola un articolo comparso su Libero in data 6 gennaio 2021, a pag. 19, a firma Aristide Malnati. E il sottotitolo, per chi avesse ancora qualche dubbio, è altrettanto categorico:  “[…] gli archeologi confermano il racconto biblico sulla liberazione degli ebrei”.

Il corpo dell’articolo, dall’inizio alla fine, continua con toni simili affermando che “recenti” scoperte archeologiche provano “con evidenza schiacciante” la storicità dell’Esodo del popolo ebraico guidato da Mosè. Gli archeologi avrebbero scoperto sul fondale del mar Rosso, nel Golfo di Suez, numerosi resti di scheletri poi datati col radiocarbonio all’epoca di Akhenaton, quando vigeva la prima forma egizia di monoteismo che “avrebbe influenzato proprio il popolo degli israeliti”.

Sempre secondo l’autore di questo articolo

le ultime campagne di scavo, dirette dall’archeologo Abdel Muhammad Badia (Università del Cairo), hanno rivelato anche pesanti carri da guerra…

Insomma, a chi giunge al termine di questa lettura resta un’incrollabile certezza: finalmente abbiamo “le prove” che il racconto contenuto nel libro biblico dell’Esodo poggia su avvenimenti reali.

Eppure a me, che credo nel racconto biblico, questo articolo fa sorgere più dubbi che certezze. La prima cosa che noto è che nell’articolo mancano riferimenti diretti a fonti verificabili. Ho pensato quindi di fare ciò che qualsiasi ricercatore avrebbe pensato di fare: ricerco la notizia nell’archivio della Biblical Archaeology Review, certo che una simile scoperta non può essere taciuta da una tra le più diffuse riviste di archeologia biblica. Eppure non solo non riesco a trovare alcun riferimento su questa rivista, ma scopro attraverso Google che la notizia non è affatto “recente”. Risale almeno a 7 anni fa (link).

A renderla virale fu il World News Daily Report nel 2014, probabilmente ispirato dalle dichiarazioni di Ron Wyatt, sul quale mi esprimerò in un prossimo articolo. (Link).

Peccato però che il World News Daily Report, in calce a qualsiasi sua pagina, dichiari la “satirical nature of its articles” e che “all characters appearing in the articles in this website – even those based on real people – are entirely fictional and any resemblance between them and any person, living, dead or undead, is purely a miracle”.

Sembra strano che l’autore di Libero non si sia posto qualche dubbio e abbia permesso ai grafici di usare persino la stessa immagine, non sollevando nemmeno obiezioni alla didascalia “Archeologi sub trovano il teschio di un guerriero egizio nel Golfo di Suez”.  Per quanto la scelta delle immagini possa essere imputata ai grafici, è prassi di settore che l’ultima parola (e la responsabilità) spetti sempre all’autore in fase di “visto si stampi”.

Una stranezza accentuata ancor di più dal fatto che, anche in questo caso, con  una veloce ricerca in internet si sarebbe facilmente scoperto che la foto è stranamente identica ad una pubblicata sul sito ufficiale del National Geographic che ritrae sub nelle acque territoriali del Messico (Link).

foto pubblicata su Libero
foto pubblicata sul sito del National Geographic

In conclusione voglio sottolineare il mio convincimento che l’autore dell’articolo abbia scritto in buona fede, semplicemente sottovalutando l’importanza delle fonti primarie (anche se questo fatto è grave per un giornalista). Attendo quindi con fiducia che il Direttore di Libero faccia rettificare il dovuto (se lo ritiene il caso) oppure indichi le fonti dirette dando la possibilità ai suoi lettori di verificare quanto pubblicato.

Ma vi starete chiedendo quale sia il ruolo dell’ Università del Cairo e del professore citati nell’articolo. Me lo sono chiesto anche io (anche alla luce del fatto che Google Scholar non ha indicizzato alcun lavoro a nome Abdel Muhammad Badia – Link). E cosa dovrebbe fare un buon ricercatore? Giusto! Scrivere direttamente alla Facoltà di Archeologia di quell’Università. Così ieri ho inviato la mia mail e, nel caso in cui decidessero di darmi riscontro, pubblicherò prontamente la loro risposta sperando sinceramente che possano confermare di aver trovato le “prove dell’Esodo di Mosè”, ma… ho come uno strano presentimento…

Francesco Arduini