Lettera aperta in risposta a “Zona Bianca” (Rete 4)
Nella recente messa in onda su Rete 4 di due puntate della trasmissione “Zona Bianca” (il 2 e il 9 febbraio), condotta dal dott. Giuseppe Brindisi, è stato affrontato il tema dei Testimoni di Geova con una serie di affermazioni dottrinali e concettuali che meritano un chiarimento. A titolo personale raccolgo[1] volentieri l’invito che il conduttore ha rivolto a “qualsiasi Testimone di Geova che volesse intervenire”. Sono affiliato alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova da circa 35 anni e ritengo di avere una discreta conoscenza delle dottrine caratteristiche e del vissuto quotidiano.
Prima di entrare nel merito, desidero esprimere un sincero apprezzamento per la volontà, mostrata in trasmissione, di approfondire questioni religiose: sono temi sempre di grande importanza, complessità e attualità. Non nascondo però che, oltre al rappresentante del GRIS, mi sarei aspettato di vedere in studio non tanto i rappresentanti della Congregazione Centrale dei Testimoni di Geova, quanto i rappresentanti di associazioni scientifiche terze che si occupano di libertà di religione e che, con il loro giudizio super partes, avrebbero potuto offrire una seconda voce di rilevanza accademica, a smentita (o conferma) delle pesanti accuse rivolte ai Testimoni di Geova.
Lasciando ai suddetti professionisti ogni eventuale considerazione sul reale impatto che i Testimoni di Geova hanno sul tessuto sociale, ritengo che alcune affermazioni prettamente dottrinali fatte durante il programma richiedano una rettifica, poiché rischiano di travisare in modo significativo le credenze e le pratiche dei Testimoni di Geova.
1. Adorare Geova sarebbe adorare un “idolo triste e crudele”?
Durante la trasmissione, il teologo cattolico Maurizio Gronchi ha affermato che i Testimoni di Geova adorano “Geova”, presentandolo come un “idolo triste e crudele”. Una simile dichiarazione è teologicamente infondata e, mi permetto di aggiungere, rasenta la blasfemia.
Il termine “Geova” è semplicemente la forma con cui è stato recepito il tetragramma biblico (YHWH) dalla lingua italiana; non è un nome inventato dai Testimoni di Geova ed è innegabile che esso identifichi il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e di Gesù stesso (cfr. Grande Dizionario Italiano, ed. Hoepli, ad vocem).
L’accusa che Geova sia un “idolo triste e crudele” non trova alcun fondamento scritturale né teologico. A sostenere una simile lettura era l’eretico Marcione.
La Bibbia descrive Geova Dio come un Dio di amore, giustizia e misericordia. In Esodo 34:6, 7, ad esempio, Geova è descritto come “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. L’intera narrativa biblica evidenzia che Geova si prende cura del suo popolo, agisce con giustizia e offre speranza all’umanità attraverso il sacrificio di suo Figlio, Gesù Cristo: “Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3:16). Definire un Dio con tali caratteristiche come “triste e crudele”, o persino definirlo “idolo”, equivale a ignorare l’essenza stessa del messaggio biblico. Tali affermazioni, lungi dall’essere un contributo teologico serio, rischiano di essere percepite come un attacco gratuito e disinformato.
2. I Testimoni di Geova non credono che Gesù sia il Figlio di Dio?
Un’altra affermazione sorprendente, soprattutto poiché proviene da un qualificato teologo, è che i Testimoni di Geova non credano che Gesù sia il Figlio di Dio. Questa è una palese distorsione. I Testimoni di Geova riconoscono pienamente che Gesù Cristo è il Figlio unigenito di Dio, come dichiarato in numerosi passi biblici. La differenza non sta nel riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio, ma nella comprensione della sua natura trinitaria. I Testimoni di Geova rigettano l’interpretazione del simbolo niceno, che descrive Gesù come “consustanziale” al Padre, poiché tale dottrina (a parer nostro) non trova fondamento alcuno nelle Sacre Scritture. Inoltre, la formulazione del simbolo niceno non può essere conditio sine qua non per accedere alla grazia divina, altrimenti tutti i cristiani prima del 325 ne sarebbero privi, e questo non è teologicamente sostenibile. Questa differenza interpretativa non implica in alcun modo una negazione della filiazione divina di Gesù. Al contrario, è una dimostrazione del profondo rispetto per il testo biblico e per la figura di Cristo, nostro redentore e salvatore (cfr. dizionario biblico Perspicacia nello studio delle Scritture, edito dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, voce “Gesù Cristo”).
3. I Testimoni di Geova non credono che Gesù sia risorto?
È stato anche affermato che i Testimoni di Geova non credano nella risurrezione di Gesù. Questa è un’altra affermazione che non esito a etichettare come “falsa”. I Testimoni di Geova credono fermamente che Gesù sia stato risuscitato da Dio il terzo giorno, in piena armonia con quanto riportato nei Vangeli e con le più antiche formulazioni kerigmatiche (1 Corinti 15:3, 4). Non neghiamo in alcun modo la realtà della risurrezione di Gesù, la sua valenza soteriologica e il significato centrale per la fede cristiana di ogni epoca (cfr. Perspicacia, op. cit., voce “Risurrezione”)
4. I Testimoni di Geova scelgono di morire evitando le trasfusioni?
L’affermazione del prof. Gronchi secondo cui “tra la fede e la vita, il cristiano sceglie sempre la vita”, ha dell’inverosimile ed è un insulto alle centinaia di martiri che hanno fatto la storia del cristianesimo. Voglio pensare che, a causa dei tempi televisivi molto ristretti, non abbia potuto formulare il suo pensiero in maniera completa, perché così come lo ha esposto è inaccoglibile.
In merito alla specifica questione legata alle emotrasfusioni, il Testimone di Geova non “sceglie di morire” ma sceglie di curarsi con metodi alternativi (o con protocollo PBM). È necessario sottolineare che, se un Testimone di Geova accettasse una trasfusione di sangue, non verrebbe espulso o disassociato; continuerebbe la sua vita associativa mantenendo inalterati i rapporti con i suoi correligionari. Cedere alla paura della morte, o alla pressione degli eventi, e accettare una trasfusione di sangue in situazioni di emergenza sanitaria, non comporta l’espulsione automatica dalla comunità dei Testimoni di Geova. L’espulsione avviene solo se il soggetto che ha accettato di essere trasfuso manifesta in seguito la volontà di non condividere più le ragioni bibliche che i Testimoni di Geova ritengono alla base del divieto; ma questo vale sia per le ragioni sulla “dottrina del sangue”, sia per qualsiasi altra nostra dottrina caratterizzante (Cfr. Instoria, rivista online di storia e informazione).
Conclusione
Le affermazioni fatte durante la trasmissione travisano le credenze dottrinali dei Testimoni di Geova e rischiano di fomentare pregiudizi e incomprensioni. In una società pluralista e democratica, il rispetto per le convinzioni religiose altrui è essenziale. Discutere le differenze è certamente lecito, ma ciò deve avvenire in modo informato e rispettoso, evitando semplificazioni e imprecisioni (più o meno volute).
- Auspico che future discussioni su temi religiosi possano svolgersi in uno spirito di tolleranza e dialogo costruttivo, riconoscendo che la diversità di vedute teologiche non deve diventare terreno di divisione, ma un’opportunità per approfondire la comprensione reciproca.
- Auspico che per eventuali successivi approfondimenti, vengano invitati studiosi accreditati super partes, e non solo persone che sono emotivamente coinvolte, o associazioni che hanno fatto della “lotta” ideologica contro i Testimoni di Geova il loro vessillo di battaglia.
- Auspico che la programmazione futura possa dedicare spazio non solo alle criticità percepite, ma anche al contributo, positivo e documentato (vedi p.e. qui), che la comunità dei Testimoni di Geova offre alla società.

12 febbraio 2025
Addendum del 17 febbraio 2025
Il 16 febbraio 2025, Zona Bianca ha nuovamente affrontato il tema dei Testimoni di Geova. Sostanzialmente sono state reiterate le medesime accuse rivolte nelle due precedenti puntate. Il teologo Maurizio Gronchi ha ribadito le precedenti erronee asserzioni.
In questa occasione è stato concesso a una Testimone di Geova (Sig.ra Angela) di poter replicare alle affermazioni formulate in studio; nella sua semplicità argomentativa, Angela ha mostrato come le esperienze narrate dai fuoriusciti non coincidano minimamente con la sua esperienza di vita, con 35 anni di appartenenza a questa religione.
Nella puntata erano nuovamente assenti le associazioni terze che, tra l’altro, in questi giorni si sono abbondantemente espresse a riguardo: Freedomofbelieve – Lirec – BitterWinter
Addendum del 20 febbraio 2025
Pubblicata in forma ridotta su l’informatore del 20 febbraio 2025
[1] “…sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni” – 1 Pietro 3:15 (Bibbia Nuova Riveduta)
The Infant Baptism
Archivio Mensile
- Febbraio 2025 (1)
- Gennaio 2025 (2)
- Dicembre 2024 (1)
- Novembre 2024 (2)
- Agosto 2024 (3)
- Luglio 2024 (1)
- Dicembre 2021 (1)
- Settembre 2021 (1)
- Agosto 2021 (1)
- Luglio 2021 (1)
- Giugno 2021 (3)
- Gennaio 2021 (3)
- Dicembre 2020 (4)
- Novembre 2020 (1)
- Agosto 2020 (1)
- Luglio 2020 (1)
- Maggio 2020 (1)
- Marzo 2020 (4)
- Maggio 2019 (1)
- Giugno 2015 (1)
- Agosto 2014 (1)
- Giugno 2014 (1)
- Marzo 2014 (1)
- Gennaio 2014 (1)
- Luglio 2013 (1)
- Maggio 2013 (1)
- Gennaio 2013 (1)
- Giugno 2012 (8)